Conservazione, formazione e nuovi progetti. Parla RITA AIRAGHI, direttore della FONDAZIONE GIANFRANCO FERRÉ.
Intervista raccolta da Marco Villa & Angela Buccella
<< Bisogna mettere in contatto, nel miglior modo possibile, i giovani con la realtà del lavoro, permettendo loro di realizzarsi pienamente. Bisogna mostrar loro la strada già percorsa perché siano in grado di raccogliere l’eredità. >>
Gianfranco Ferré - da ‘Lettres à un jeune couturier’ 1995 (Editions Balland)
LA FONDAZIONE
La Fondazione nasce da un desiderio più volte espresso dallo stesso Gianfranco Ferré e si sviluppa intorno alla sua intera attività professionale. Affonda quindi le radici nel passato, nella storia e nelle creazioni di Ferré, senza che ciò significhi essere fermi e polverosi. Una cosa è conservare le sue produzioni negli armadi, sperando che tarli o polvere non rovinino, una cosa è pensare che tutto quello che è stato conservato possa servire a chi ha voglia di andare e guardare avanti. Ecco perché non considero la Fondazione una realtà legata al passato, ma un contesto vivo ed in progress, sulla base del pensiero di Ferré che definiva la sua “mania” di conservare “un cumulo di esperienze che serve per andare avanti, per continuare ad inventare, anche per migliorarsi, sempre. E' la memoria per il futuro.”
Il fenomeno Ferré ha rappresentato qualcosa di molto importante e significativo fin da quando è nato negli anni ’70 e poi ,soprattutto, negli ’80 e ’90. Sfogliando oggi giornali e navigando nel web, mi rendo conto che molti contemporanei – giovani e meno giovani – si rifanno a stilemi, codici,forme e immagini di Ferré, attingendovi a man bassa. Questo vuol dire che anche negli anni dieci del 2000 la sua visione ha non solo validità, ma pure vitalità straordinaria e appeal.
L’ obiettivo principale della Fondazione è mettere l’archivio storico a disposizione di tutti: giovani, studenti, ricercatori, scuole, istituzioni … Quando avremo terminato l’attività di archiviazione, potrà avere inizio il programma di esposizioni all’interno della sede di parti delle collezioni di PaP e Alta Moda: saranno visibili capi appartenenti a differenti stagioni, riferiti ad un particolare tema stilistico o ad un motivo ispiratore comune. Ogni due o tre mesi, si cambia …
Queste piccole mostre saranno affiancate da attività di ricerca o da seminari, riservati anche ad operatori della moda, non solo a scuole di fashion.
Ovviamente, grazie ai mezzi informatici e ai supporti multimediali, sarà possibile la fruizione a distanza del data base della Fondazione: è vero, da lontano non si può “toccare”, ma è garantito lo stesso approccio ai contenuti, la stessa possibilità di approfondimento e di conoscenza.
LA SFIDA DELLA CONSERVAZIONE
Per poter arrivare a questo, come dicevo, occorre prima riorganizzare l’archivio. E’, senza dubbio, un lavoro immane, sia per la parte di testi, foto, disegni e materiale video, sia per l’archivio vestimentario. Il volume di capi ed accessori conservati da Gianfranco Ferré raggiungeva quota 10.000, secondo criteri di selezione variati nel corso degli anni. Rigidissimi nei primi, e poi sempre più flessibili, con l’ampliarsi degli spazi. Per questo il numero è aumentato progressivamente ed … esponenzialmente: si è affermato, strada facendo,Il concetto del “conserviamo tutto per il futuro”.
Quando è nata la Fondazione, ho operato una prima scelta di circa 6.000 pezzi, con l’intento determinante di mantenere l’essenziale e le testimonianze più significative.
Ora tutto questo materiale deve essere identificato e schedato. Infatti, dopo ogni sfilata, i capi venivano catalogati, ma non schedati. Non c’era la necessità di un approccio scientifico, fondamentale invece per la creazione di un vero e proprio archivio: le informazioni erano nella testa di Ferré e a conoscenza del suo team stilistico, senza bisogno di compilare una scheda per poter ricordare che una gonna era di taffetà piuttosto che fatta da quattro balze di nylon o realizzata con il materiale di un determinato fornitore ... L’attuale opera di archiviazione richiede per ogni abito una scheda descrittiva e dettagliata secondo criteri museali. Va verificato per ogni pezzo lo stato di conservazione e programmato, dove necessario l’intervento di riparazione o restauro.
Per portare a termine questo lavoro, chiederò la collaborazione delle varie scuole di moda coinvolgendone gli studenti che abbiano voglia di toccare con mano i vestiti e di vivere l’emozione di avvicinare creazioni così significative.
Rimane comunque un dubbio: la validità della scelta dei supporti. Per l’archiviazione delle informazioni utilizzo strumenti tecnologici, prestando sempre grande attenzione alle varie innovazioni. Il lavoro di archiviazione che sto facendo oggi, con scansioni ad alta definizione, quanto durerà? Che tipo di garanzie ci fornisce?
Per il momento l’archiviazione digitale è “il” metodo, ma tra qualche anno sarà obsoleto, è fatale. Oggi faccio fatica a trovare dove stampare, peraltro con una qualità scarsa, dai floppy disk, che quindici anni fa erano lo standard. Negli anni ’90 siamo passati ai dvd, ma alcuni di essi sono già illeggibili.
Per garantire la durata nel tempo dell’attività di archiviazione occorre essere sempre tecnologicamente aggiornati: è una vera e propria lotta con il futuro e per il futuro.
PADDOCK # 1 | September 2010 |
L’ARCHIVIO FERRE’
L’archivio vestimentario è un patrimonio eccezionale che va conservato anche per ragioni legate alla cultura del lavoro e all’artigianato del lusso in special modo. I capi delle varie collezioni presentano lavorazioni eseguite sia da piccole imprese artigianali sia da grandi aziende all’avanguardia tecnologica, sul tessuto o sul capo finito, a volte frutto della testardaggine di Ferré, assolutamente deciso e irremovibile sul risultato che intendeva conseguire. Alcune di queste lavorazioni sono scomparse insieme a chi le realizzava, per la chiusura delle aziende oppure per la inevitabile evoluzione tecnologica o per trasformazioni del contesto produttivo. E’ giusto e fondamentale quindi che vengano conservate, per essere studiate e messe a disposizione di chi può avere necessità, o desiderio, di recuperare, ed eventualmente attualizzare queste esperienze.
L’archivio vestimentario è un patrimonio eccezionale anche perché molti capi sono rilevanti per la loro costruzione sartoriale che rivelano lo studio consapevole ed accurato delle forme e delle linee, dei volumi e delle proporzioni, grande prerogativa dello stile di Gianfranco Ferré.
I PROGETTI FUTURI
La nostra grande attenzione all’evoluzione tecnologica in campo archivistico e divulgativo, non significa comunque l’abbandono dei mezzi più tradizionali. Il primo “prodotto” della Fondazione è stato un libro: Lezioni di Moda, Marsilio Editori, 2009, la raccolta delle conferenze e delle lezioni che Ferré ha tenuto in diverse università e fashion school e in diversi Paesi. Abbiamo cercato di riproporre Ferré nel modo più oggettivo, attraverso le sue parole, senza intenzioni agiografiche e presuntuosamente celebrative.
A breve pubblicheremo un libro di suoi disegni, molto raffinato e accurato. Ancora una volta “un libro di carta”, perché il disegno ha una resa e un portato emozionale che non possono essere slegati dal piacere del tatto. Anche in questo caso siamo attenti all’innovazione e abbiamo selezionato carte particolari, più sottili del sottile eppure non trasparenti, anche per andare contro alla consuetudine del disegno su cartoncino, che rende poi i libri poco fruibili. Quindi di nuovo: mezzi contemporanei e all’avanguardia insieme a sistemi che sono e devono essere tradizionali.
E nel 2011 la mostra dei disegni ...
TORTONA 37
Da settembre la Fondazione ha una nuova sede, in via Tortona. La zona è perfetta, visto che è ormai riconosciuta come il “distretto dei creativi” della moda e del design. Ci siamo trasferiti in una struttura progettata da Matteo Thun. Gli interni sono opera dell’architetto Franco Raggi, compagno di università dello stesso Ferré, che in passato ha lavorato con lui alla realizzazione delle diverse sedi della società che porta il nome di Gianfranco Ferré, fra cui quella di via Pontaccio, nel Palazzo ex Gondrand. Anche in questa nuova sede ha trasfuso in toto il gusto, la raffinatezza e il rigore del suo amico stilista.
IL LEGAME CON MILANO
La nuova sede è nata senza alcun aiuto da parte delle istituzioni che non hanno dato risposte alle nostre richieste di poter usufruire di uno spazio pubblico, richieste motivate dal fatto che ritengo il nostro patrimonio essere patrimonio della città.
Milano di fatto è il cuore della moda in Italia e molti dovrebbero essere i progetti dedicati alla moda da questa città e dalle sue istituzioni. Ma se ne sa troppo poco. A che punto è il “Fashion Institute of Milan”? Non si parla più del Museo della Moda che negli anni '80 sembrava una “quasi realtà”. L’unica vera novità di questi anni è l’apertura dello storico Palazzo Morando in Via Sant'Andrea che non è un museo della moda, ma uno spazio a disposizione della moda: mi piacerebbe conoscere a fondo il programma del suo utilizzo. Vorrei che con gli storici della moda e del costume fosse coinvolto anche chi lavora nella moda quale realtà contemporanea.
Abbandonata quindi la vecchia idea di un unico museo della moda, di fatto oggi stanno nascendo a Milano diversi “micro-musei” privati. La Fondazione Ferré ne è un esempio, un altro è la Fondazione Prada che, pur essendo più focalizzata sull’arte contemporanea, pare intenda creare uno spazio dedicato alla storia delle sue collezioni- moda. Lo stesso credo stia facendo Armani…
Sarebbe estremamente interessante organizzare una mappatura di queste iniziative private che si sviluppano sul territorio, creare un coordinamento di tutti questi “micro-musei” e archivi e favorire scambio di informazioni e attività di ricerca, permettendo a studenti, ricercatori, operatori di lavorare con maggior razionalità e consapevolezza. Sogni???
Per il momento la Fondazione Ferré è una realtà.
Fondazione Gianfranco Ferré
Via Tortona, 37
20144 Milano
T +39 02 36580109
T +39 02 36582593
Rita Airaghi riveste il ruolo di consigliere e direttore generale della Fondazione nata nel febbraio 2008, che vede Alberto Ferré nelle vesti di presidente e Carla Gaspari Ferré di vicepresidente.