Wednesday, October 30, 2013

80'S | PINO BOLOGNA & FIGLI FOR RAYNE (U.K.)

80's | Pino Bologna & Sons For Rayne (UK)
Misano (Rimini)
Source: Vintage Chic | Photograph by Miss Rayne

Pietro Bologna, originario di San Mauro Pascoli, nel secondo dopo guerra aveva intrapreso un’attività artigianale a Riccione, alla quale partecipava l’intera famiglia: la moglie Maria, i figli Pino, Mario, Ilva e Carla. All’inizio degli anni ’50 arrivò il primo negozio, in via Fogazzaro a Riccione e la fondazione dell’azienda “Bologna e Figli” e poi quello più prestigioso, in piazzale Ceccarini, dove si rifornì anche Wanda Osiris. 

La produzione di sandali da mare era il punto di forza dell’azienda, che puntava sulla presenza turistica della riviera romagnola. In particolare di sandali gioiello. L’attività rimase a Riccione, in via Fiesole dal 1961 e proseguì anche dopo la morte del fondatore avvenuta nel 1973, fino al 1985. I figli proseguirono per strade differenti: a Misano nacque la “Pino Bologna & Figli” (dal nome dal fondatore, scomparso nel 2007 a 84 anni)  e a Riccione la “Mario Bologna”.


Pietro Bologna, from San Mauro Pascoli (Marche region), after World War II moved to Riccione to open his trade. The whole family was involved: his wife Mary and the sons Pino, Mario, Ilva and Carla. In the early 50's mr. Bologna opened the "Bologna & Sons" factory and a store in via Fogazzaro. Given the location on the Adriatic Riviera, beach sandals was their forte, especially jeweled sandals.

Pietro Bologna died in 1973 but "Bologna & Sons" remained active until 1985. Later on, the sons went their separate ways opening two different shoe factories: "Pino Bologna & Sons" (Misano) and "Mario Bologna" (Riccione).


80's | Pino Bologna & Sons For Rayne (UK)
Misano (Rimini)
Source: Vintage Chic | Photograph by Miss Rayne

80's | Pino Bologna & Sons For Rayne (UK)
Misano (Rimini)
Source: Vintage Chic | Photograph by Miss Rayne


1969 | BOLOGNA & FIGLI
RICCIONE



80's | Pino Bologna & Sons For Rayne (UK)
Misano (Rimini)
Source: Vintage Chic | Photograph by Miss Rayne


Tuesday, October 29, 2013

1979 | MARIO SANTINI | THE ONLY MACHINE IN MY WORKSHOP IS THE ESPRESSO MACHINE

1979 | Mario Santini Shoes
Porto San Giorgio - Fermo (Marche region)

1979 | Mario Santini
Handmade shoes that "fit like a glove"

Friday, October 25, 2013

1971 | FIORUCCI AT JAP | RUE SAINT-ANNE, 46 - PARIS

1971 | Fiorucci
DETAIL

1971 | Fiorucci at JAP
Rue Saint-Anne, 46 - Paris

FOOTNOTE
The historical Rue Saint-Anne in Paris is going through a new renaissance as part of Little Tokyo. The former JAP site - street number 46 - is now a Japanese grocery store. Ça va sans dire.

1970 | WHEN ELIO FIORUCCI BECAME FIORUCCI
Milan, Galleria Passarella

Wednesday, October 23, 2013

1971 | LAGERFELD FOR MARIO VALENTINO | 12 OR 13? EITHER WAY IT'S BAAAD FOR YOU |

1971, October
Mario Valentino | 12 cm heel
Source: Il Milanese

A sandal from Mario Valentino's latest collection: the heel is an unprecedented 12 cm. But who will wear such heels? In recent years, the fashion imposed a low heel, to the relief of short women. The high heel is anti physiological: it alters the natural balance of the body and causes various ailments. 
Source: Il Milanese - 1971 October, 31


Who will wear such heels??

After one such Friday, I left Paris with no extra money in my purse. I picked up my prepaid ticket for the train to Milan from the Gare du Nord and went straight to work with Alfa (Castaldi). It was a long day, and as a sweet gesture, the designer Mario Valentino gave me a pair of shoes I’d admired, with six-inch silver heels, which I put on immediately. I was to collect my fee from the Milan agency that night in cash, and go directly back to Paris. 
Anjelica Huston | Ca. 1971
A Story Lately Told (Scribner, 2013)


1972, June
Karl Lagerfeld for Mario Valentino |  13 cm heel
Photograph by Oliviero Toscani | Vogue Italia
Source: CiaoVogue

Monday, October 21, 2013

SHOEMAKING UNDER LOUIS XIV

1862 | Shoemaking under Louis XIV | From Bonnart | Detail
A.Racinet fils; engraved by Bisson and Gottard

1862 | Shoemaking under Louis XIV | From Bonnart
A.Racinet fils; engraved by Bisson and Gottard

Saturday, October 19, 2013

EIGHTEENTH CENTURY | A GENTLEMAN'S SHOE | SHIFT HAPPENS

18th Century | Gentleman's shoe
Source: Royal And Historic Gloves And Shoes | (Methuen & Co, 1904)

Una scarpa eccezionale, da uomo, con un tacco molto più alto della norma dato il periodo: 15 centimetri. Estremamente elegante, con chiusura metallica e fibbia decorata finemente. Una scarpa simile, conservata al Victoria & Albert Museum di Kensington, é descritta come inglese, seconda metà del XVIII secolo.
Presso il Museo di Whitby.

An extraordinary shoe, for a gentleman, with a heel far higher than is commonly found on shoes of this period; it measures full 6 inches in height. The shoe is extremely elegant has latches crossing the instep, and retains its original metal buckle of very ornate design. A similar shoe in the Victoria and Albert Museum, Kensignton, is described as English, second half of the eighteenth century. 
In the Museum, Whitby.


18th Century | Gentleman's shoes at Whitby
Source: Silverpebble

Text from: Royal And Historic Gloves And Shoes by William Beales Redfern ( Methuen & Co, 1904)
Source: The Clark | Mary Ann Beinecke Collection





Thursday, October 17, 2013

1979 | COLETTE | PARABIAGO, MILAN


1979 | Colette
Parabiago, Milan

1979 | Colette 
Parabiago, Milan

1979 | A funny outfit
Shoes by Colette
Jacket by Gian Franco Ferré; Shirt and trousers by Sibot


COLETTE/LA FLESSIBILE
I N D E X

SS 33 DATABASE
THE PARABIAGO FOOTWEAR DISTRICT [AND VICINITY]
A WORK IN PROGRESS



1979 | The latest fall fashion idea: the "Pantamaglia"
Ankle Boots by Colette
Jersey tunic and trousers by Arwa; Bettina bag

Tuesday, October 15, 2013

FRATELLI BERGAMASCHI | SHOEMAKERS IN MILAN SINCE 1864 [CHRONICLE OF A DEATH FORETOLD]

BERGAMASCHI BROTHERS
On the table: Arturo Toscanini's last
DETAIL

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

I fratelli Remo e Lorenzo Bergamaschi rappresentavano la terza generazione di una tradizione calzaturiera nata con il nonno Giuseppe e continuata con il padre Innocente. Dal loro laboratorio in Via Larga a Milano - pieno centro, dietro il Duomo - servivano celebrità come Arturo Toscanini ed Enrico Caruso. Senza troppo clamore, la loro fine venne annunciata nel 1972 in un bell'articolo/intervista pubblicato dalla rivista "Il Milanese". Lo proponiamo qui in forma integrale. Testo originale di Marco Mascardi.

After their grandfather Giuseppe and their father Innocente, the brothers Remo and Lorenzo Bergamaschi were the third generation of a glorious Milanese footwear tradition. From their shop in downtown Milan (right behind the Duomo) they served celebrities such as conductor Arturo Toscanini and tenor Enrico Caruso. Without much fuss their untimely demise went public with an article published in 1972 by the weekly "Il Milanese". Original text by Marco Mascardi.
English summary below.


Remo (left) and Lorenzo Bergamaschi | Shoemakers
On the table: Arturo Toscanini's last
Source: Il Milanese - November 1972


Arturo Toscanini si guardava le scarpe nuove con sospetto. Era già molto avanti negli anni. Affondato in una delle poltrone della casa di via Durini alzava il piede. Non sembrava convinto:

- Dici davvero, Bergamaschi?

- Maestro: sempre eguali!

Remo Bergamaschi, calzolaio di tutte le celebrità, sapeva di mentire, ma l'avevano pregato di farlo. Toscanini non voleva ammettere che negli ultimi anni quando era stanco, gli si gonfiava un poco la caviglia e il resto. E allora, a ogni prova di scarpe, c'era questa domanda del maestro, e questa menzogna da parte di Remo Bergamaschi. Che Toscanini prendeva per buona, ridacchiando. In realtà, ogni volta Bergamaschi doveva alzare un po' il collo del piede, rendere più ampia la pianta e comodo il calcagno. La vita di un uomo, e magari il suo decadere inevitabile, si può leggere anche sul quaderno dei suo calzolaio: più il tempo passa, più fitte sono le note qui e là sul disegno originale della pianta, sul profilo, via via corretto, ingoffito.

Remo Bergamaschi ora ha 65 anni, anche se ne dimostra dieci di meno. Anche suo fratello Lorenzo, che ne ha 60, ha l'aria di un cinquantenne appena appena arrivato a quell'età. Sono i figli di Innocente Bergamaschi - che faceva le scarpe a Tamagno e a Caruso per 18 lire e 50 centesimi - a sua volta figlio di Giuseppe, il fondatore della calzoleria artigiana che, nella scomparsa via dei Tre Alberghi dalle parti di via Paolo da Cannobio, offriva già nel 1864 scarpe su misura tagliate e cucite "con il sistema inglese".

Ora i due fratelli calzolai - in via Larga 7 - sono gli ultimi della famiglia capaci di stare fra cuoi e pellami. I loro cinque figli sono professionisti, impiegati di rango. Portano persino scarpe comperate fatte. La storia dei Bergamaschi, cioè, è destinata a chiudersi.

In realtà, non è che manchino i clienti. Anche se sono meno d'una volta. Mancano gli aiutanti per i lavori minori. Tant'è vero che nella vecchia sede di via Pattari i lavoranti erano una ventina. Ora tutta la troupe non supera i sei elementi. E per fare un paio di scarpe ci vogliono ancora 20 ore di lavoro.

Dice Remo: "I maestri di musica…Toscanini era un dramma ogni volta. Quattro paia all'anno, ma bisognava lavorarci dietro peggio che se fossero dodici. Aveva i suoi capriccetti. Oh, era anche giusto che li avesse. Una volta - sempre gli stessi stivaletti coi bottoni e la ghetta d'elastico nero - mi dice: "Sai gli ultimi che mi hai fatto? Li ho regalati". Un suo amico in America li aveva visti e lui glieli aveva dati. Ma tre giorni dopo li aveva rivoluti indietro, quegli stivaletti. E mi diceva: "Non dovrei dirtelo, ma erano perfetti. Me ne sono accorto quando non li ho più avuti". E ridacchiava anche questa volta".


1939 | Arturo Toscanini and granddaughter Sonia
Source: LIFE magazine | November 1939

1939 | Arturo Toscanini's ankle boots | DETAIL
Source: LIFE magazine | November 1939

I maestri di musica... Cantelli, per esempio, voleva delle scarpe dure come ferri da stiro, e piatte: "Devo essere saldo, quando dirigo. Devo sentire la terra", spiegava. Commenta Remo: "Dirigeva con i nervi dei piedi", e c'è solo riguardo e comprensione in quello che dice.

Tra calzolaio all'antica e cliente c'è sempre stata una amicizia affettuosa. "Tamagno - ricorda Remo - aveva una villa a Velate. E ne avevamo una anche noi, a un chilometro o anche più. E qualche notte mio padre si metteva d'accordo con lui, e Tamagno all'ora fissata ci dava la buona notte. A voce spiegata, e arrivava fino a noi ... Mi ricordo Gabrè, Spadaro, Dainelli ... Marìano Stabile. Gli artisti erano sempre molto eleganti. Noi facevamo degli stivaletti con la ghetta finta. E ne facciamo ancora. D'elastico. Si infilano come una calza. E invece pare che i bottoni siano veri, e vera anche la cinghietta: agli artisti serviva, specie ai trasformisti, per cambiarsi d'abito in un attimo. Oggi abbiamo ancora dei clienti che le vogliono".


December, 7 1919
Enrico Caruso letter to Bergamaschi
"Please find enclosed a £ 18,50 cheque for a pair of shoe. Waiting for your receipt"
Source: Il Milanese - November 1972

I clienti… Ora, per esempio, i Bergamaschi avevano trovato gli emiri dei petrolio. Dice Remo: "Ricca a miliardi di miliardi, ma gente... Sempre camminato a piedi... Hanno dei 48 con delle piante... è dal '59 che li vediamo. La prima volta li ho cercati io. Avevo letto del loro arrivo. Vado all'albergo, faccio vedere le nostre scarpe con il collo d'elastico. Impazziti. E a me pareva d'aver trovato l'America. Invece poi sono arrivati gli amministratori svizzeri, e quelli tagliano sui prezzi. Certo, ordinano tanta roba, ma il margine è minimo. Ci salviamo sul numero. Poi ci fanno venir matti coi colori. Ti chiedono: avete dei coccodrillo celeste? E io penso: se gli dico di no, questo qui magari mi taglia la testa. E trovo tutto. C'è uno di quegli emiri lì che ha 300 figli, dicono. Sarebbe un bel colpo fargli fare la comunione tutti insieme, con le scarpine nuove. Invece... ".

Invece, emiri o no, una mattina Remo e Lorenzo si compreranno una canna da pesca, e via! Vecchi clienti li rimpiangeranno. Ce ne è uno che da trent'anni ha bisogno di loro, cammina solo con le loro scarpe: "Un giorno - ricorda Remo - abbiamo letto che gli avevano ammazzato il figlio. Quel Lavorini di Viareggio, ricorda?".

Articolo pubblicato il 20 febbraio 1972 sul settimanale "Il Milanese" (Arnoldo Mondadori Editore).

Wooden lasts archive
Bergamaschi Brothers
Source: Il Milanese - November 1972


Shoemaker Remo Bergamaschi knew how to lie to Arturo Toscanini. He was requested to do so. The famous director didn't want to acknowledge the sign of time. In later days his feet swelled up pretty soon and so the ankles, ergo the shoemaker had to adjust a bit here and a bit there the original design. And every time the old maestro Toscanini looked at the new shoes with suspicion: "Are they the same?" he asked Remo; "Aways Maestro" replied the shoemaker to a chuckling Toscanini.

"Toscanini - Remo says - was a drama every time. Four pairs a year, but it was as it were twelve. He had his obsessions and all the rights to have them. He always ordered the same ankle boots with buttons and black elastic gaiter. He said to me: "You know the last one you've done? I had given away to an American friend of mine. I should not tell you, but they were perfect. I noticed it when it was too late." And the Maestro giggled".

The Bergamaschi team downsized from 20 to 6 employees when they moved in Via Larga (downtown Milan) but they couldn't complain as - starting from 1959 - they lined up Emirs.

"They went crazy over our shoes with the neck strap. It was like heaven - says Remo Bergamaschi - but then the Swiss accountants came and they cut prices. They order in bulk - sure - but there's little overhead. Also they make you crazy with the colors. Do you have azure crocodile?"

Their fate was announced midway through the article, as it was nothing. Just another piece of news.

"(The Bergamaschi's) are the last of the family able to carry on the footwear tradition. Their five children are professionals or employees. And they even wear readymade shoes. The history of the Bergamaschi, that is, is doomed".

Sunday, October 13, 2013

1979 | CALZATURIFICIO MADRAS | BASSANO DEL GRAPPA, VICENZA

1979 | Madras
Bassano Del Grappa, Vicenza

1979 | CALZATURIFICIO MADRAS S.P.A. by Valentino Piccolotto
Bassano Del Grappa, Vicenza

Wednesday, October 9, 2013

1979 | PAKERSON AT THE 10TH UNIVERSIADE | STARRING PIETRO MENNEA

1979 | Pakerson
Cerreto Guidi - Firenze


1979 | Pakerson
Cerreto Guidi - Firenze
Official supplier of the Italian Athletics team

Nel 1979 la Pakerson (vincitrice dell'Oscar della calzatura nel 1964) fu sponsor della squadra italiana alle Universiadi che si svolsero a Città del Messico. In quell'occasione la squadra italiana conquistò 3 medaglie d'oro, 2 d'argento, 5 di bronzo.

Fra tutte, la più memorabile fu quella vinta nei 200m dall'allora studente di scienze politiche Pietro Mennea. Il suo tempo 19"72 segnò il nuovo record del mondo, destinato a rimanere imbattuto per ben diciassette anni (anche questo un record) e ancora oggi record europeo. Pochi giorni dopo, l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò Commendatore come riconoscimento per il merito verso la Nazione.


1964 Footwear Oscar winner Pakerson became sponsor of the Italian athletics team at the 10th track and field meeting Universiade.

A very good year for Italy (3 gold medals, 2 silver and 5 bronze) largely because sprint runner Pietro Mennea set the 200m world record at 19.72s which stood for 17 years. A few days later after the event Italian president Sandro Pertini honored Mennea as Commendatore (knight commander)


1979 | Mexico City Universiade
Pietro Mennea winner of the 200 m competition and World Record setter
Source: Millenotizie

Monday, October 7, 2013

1979 | CALZATURE LUALDI | S.ILARIO DI NERVIANO, MILAN

1979 | Calzature Lualdi Helene
S. Ilario di Nerviano, Milan

Calzature Lualdi Helene, now Calzaturificio Bet Lualdi

SS 33 DATABASE
THE PARABIAGO FOOTWEAR DISTRICT | [AND VICINITY]
A WORK IN PROGRESS |

Sunday, October 6, 2013

1660-65 | GUIDO RENI | THE TOILET OF VENUS

About 1620-25 | Guido Reni | The Toilet of Venus | Detail
Oil on canvas | London National Gallery
Source: London National Gallery

About 1620-25 | Guido Reni | The Toilet of Venus | 
Oil on canvas | London National Gallery
Source: London National Gallery

Venus, semi-nude, with the three Graces, Cupid and another putto by the Italian Baroque artist Guido Reni. Once in the collection of Federico Gonzaga, the Duke of Mantua.

Shoes&Art

Thursday, October 3, 2013

M.A.S. [MANIFATTURE ÁNCORA SARONNO] | SARONNO, VARESE

M.A.S. [Manifatture Áncora Saronno] | Year unknown
Superior quality vulcanized rubber shoes
Saronno, Milan

M.A.S. [Manifatture Áncora Saronno] | Year unknown
Saronno, Milan

M.A.S. [Manifatture Áncora Saronno] | Detail
Saronno, Milan

M.A.S. [Manifatture Áncora Saronno] | Year unknown
Saronno, Milan

M.A.S. [Manifatture Áncora Saronno] | Detail
Saronno, Milan

Queste vecchie immagini pubblicitarie (datazione ignota) appartengono ad un calzaturificio che aveva sede a Saronno (VA), a una decina di Km dall'asse del Sempione, la SS 33. Quelle che seguono sono le sole informazioni che abbiamo finora rintracciato.

Dopo l’armistizio del ’43, quando l’Italia subiva l'occupazione tedesca, a Saronno venne costituito un “Ente per l'approvvigionamento dello spaccio interaziendale“ dalla cooperazione tra il Comune e le industrie saronnesi. L’obiettivo era reperire beni alimentari e di prima necessità, da vendere ai cittadini con prezzi calmierati presso un unico spaccio e attraverso una tessera di approvvigionamento che certificasse la situazione familiare del possessore. 

Tra le 62 aziende saronnesi consociate, per la fornitura di calzature c’erano anche le Manifatture Áncora di Saronno, M.A.S in breve, specializzate nella produzione in gomma vulcanizzata, genere quasi introvabile in tempo di guerra (l'approvvigionamento della gomma rimase critico fino al 1949, anno della liberalizzazione del suo commercio). 

Le Manifatture erano ancora attive nel 1955, quando contavano 140 operai e 11 impiegati e producevano stivali, calzature, pantofole e suole in gomma.

La loro sede era in una zona centrale di Saronno, al numero 9 di via Maurilio Bossi, dove ora sorgono dei tipici palazzi anni ’60.


After the armistice of '43, when Italy was under the German thumb, an "Agency for the supply of an inter-company store" was founded in Saronno (Varese): a joint effort between the Municipality and 62 local factories. Their aim was the sale of food and basic necessities for citizens, under controlled prices, through a supply card certifying the owner's family condition.

Manifatture Áncora di Saronno (M.A.S.) was listed to supply footwear. The company used vulcanized rubber to produce shoes, very hard to find in war time (in Italy the rubber supply remained critical until 1949, the year of its trade liberalization).

M.A.S. was still active in 1955, when they counted 140 workers and 11 employees and produced boots, shoes, slippers and rubber soles.

The factory was located in downtown Saronno (via Maurilio Bossi), now a residential area.



Sources: 

Handbuch der internationalen Kautschukindstrie - Verlag für Internationale Wirtschaftsliteratur, 1955

Wednesday, October 2, 2013

BOL DOR | SAN LORENZO DI PARABIAGO | INDEX

Calzaturificio Bol Dor
San Lorenzo di Parabiago


BOL DOR
SAN LORENZO DI PARABIAGO
1970
1972
1974
1975
1976
1977
1978


1970 | Calzaturificio Bol Dor
San Lorenzo di Parabiago

Tuesday, October 1, 2013

MARY POPPINS/MARY POPPS | HISTORY OF | PART 2

Left
197X | Mary Poppins at the Virtual Shoe Museum
Source: Shoe Icons
Right
197x | Design By Maurizio Vittorio Mandozzi for Mary Poppins
Source: Mandozzi collection



Valentina Mandozzi, figlia di Maurizio Vittorio Mandozzi, racconta la storia del calzaturificio Mary Poppins. (QUI la Prima Parte)

"Dopo alcuni anni di successo e dopo le prime fiere a Bologna, il calzaturificio Mary Poppins comincia a svilupparsi nel settore della donna, raggiungendo il mercato americano alla fine degli anni '60.

Nel 1970 mio padre fece il primo viaggio a New York per rafforzare la clientela negli Stati Uniti e in Canada e inizia così, negli scatenati anni '70 un rapporto solido con il mercato americano, che modifica anche lo stile delle collezioni diventando molto più estremo e di ricerca.

Il mercato di riferimento infatti era quella generazione di giovani in piena rivoluzione dei sessi, sopratutto afroamericana, che in quegli anni riaffermava i propri diritti nella società americana e iniziava ad avere la propria identificazione anche nella moda."



Valentina Mandozzi, Maurizio Vittorio Mandozzi’s daughter, tells the history of the Mary Poppins shoe factory (First Part HERE).
"Right after a good start and the first trade fairs in Bologna, the Mary Poppins shoe factory began to produce women shoes, reaching the American market at the end of the 60s.

My father went to New York for the first time in 1970 to strengthen the relationship with distributors in the United States and Canada. So it began an intense activity with the North American market that also changed the collections towards a much more extreme and refined style.
 
The target was the ebullient generation of the sexual revolution, especially African-Americans, on their way to reclaim their rights in the American society and began to have their own identification in fashion."



Vittorio Mandozzi back from the U.S.A.
Source: Valentina Mandozzi Archive

"Nella totale ingenuità di quegli anni i fondatori non avevano pensato che il nome Mary Poppins potesse creare problemi. E invece, attorno alla metà degli anni '70, il nome venne all'orecchio della Walt Disney, che era in possesso della registrazione del marchio e che inviò un "Cease and Desist" al Calzaturificio, imponendo di cambiare il nome se non avesse pagato le royalties. Così il calzaturificio cambiò nome, diventando Mary Popps e continuò ad esportare assiduamente negli Stati Uniti e Canada."
"The founders had not thought of the implications coming from the use of the Mary Poppins name and, in the mid-70s, the Walt Disney Company, owner of the trademark, sent them a "Cease and Desist" note, forcing name change or royalties payment. That's why the shoe factory was renamed Mary Popps and kept exporting to North America without the blink of an eye."

Italian Leather Inc.
Design by Maurizio Vittorio Mandozzi

"Buona parte della distribuzione negli Stati Uniti della Mary Poppins prima e della Mary Popps poi fu curata dalla Italian Leather, una società di import/export di Porto S. Giorgio fondata in quegli stessi anni dallo stesso Maurizio Mandozzi con due importatori americani. La società collaborò con diversi marchi, tra i quali Pucci, le Sorelle Fontana, Angelo Litrico e Loretta di Lorenzo."
"Mary Poppins (and later Mary Popps) was mainly distributed in the U.S. by Italian Leather, an import/export company based in Porto St. Giorgio (Marche region), founded by Maurizio Mandozzi himself with two U.S. importers. Well known brands such as Pucci, the Fontana Sisters, Angelo Litrico and Loretta di Lorenzo also benefitted from Italian Leather services."


Italian Leather Inc.
Design by Maurizio Vittorio Mandozzi

"La Mary Popps continuò a produrre ed esportare fino ai primi anni '90 quando chiuse i battenti, mentre mio padre continuò a disegnare fino alla fine del decennio, lasciando poi lo studio e la tradizione stilistica a mio fratello Massimo."
"Mary Popps went on producing and exporting up to the early 90s, than it closed shops although my father kept on design until the end of the decade. He later passed on the trade and the tradition onto my brother Massimo."

Mary Poppins/Mary Popps history by Valentina Mandozzi



History Of
Mary Poppins/Mary Popps
Part 1

Mary Poppins
At The Metropolitan Museum Of Art | NY



Italian Leather showcase at MICAM | Milan
Source: Valentina Mendozzi Archive