FRATELLI BERGAMASCHI | SHOEMAKERS IN MILAN SINCE 1864 [CHRONICLE OF A DEATH FORETOLD]

BERGAMASCHI BROTHERS
On the table: Arturo Toscanini's last
DETAIL

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

I fratelli Remo e Lorenzo Bergamaschi rappresentavano la terza generazione di una tradizione calzaturiera nata con il nonno Giuseppe e continuata con il padre Innocente. Dal loro laboratorio in Via Larga a Milano - pieno centro, dietro il Duomo - servivano celebrità come Arturo Toscanini ed Enrico Caruso. Senza troppo clamore, la loro fine venne annunciata nel 1972 in un bell'articolo/intervista pubblicato dalla rivista "Il Milanese". Lo proponiamo qui in forma integrale. Testo originale di Marco Mascardi.

After their grandfather Giuseppe and their father Innocente, the brothers Remo and Lorenzo Bergamaschi were the third generation of a glorious Milanese footwear tradition. From their shop in downtown Milan (right behind the Duomo) they served celebrities such as conductor Arturo Toscanini and tenor Enrico Caruso. Without much fuss their untimely demise went public with an article published in 1972 by the weekly "Il Milanese". Original text by Marco Mascardi.
English summary below.


Remo (left) and Lorenzo Bergamaschi | Shoemakers
On the table: Arturo Toscanini's last
Source: Il Milanese - November 1972


Arturo Toscanini si guardava le scarpe nuove con sospetto. Era già molto avanti negli anni. Affondato in una delle poltrone della casa di via Durini alzava il piede. Non sembrava convinto:

- Dici davvero, Bergamaschi?

- Maestro: sempre eguali!

Remo Bergamaschi, calzolaio di tutte le celebrità, sapeva di mentire, ma l'avevano pregato di farlo. Toscanini non voleva ammettere che negli ultimi anni quando era stanco, gli si gonfiava un poco la caviglia e il resto. E allora, a ogni prova di scarpe, c'era questa domanda del maestro, e questa menzogna da parte di Remo Bergamaschi. Che Toscanini prendeva per buona, ridacchiando. In realtà, ogni volta Bergamaschi doveva alzare un po' il collo del piede, rendere più ampia la pianta e comodo il calcagno. La vita di un uomo, e magari il suo decadere inevitabile, si può leggere anche sul quaderno dei suo calzolaio: più il tempo passa, più fitte sono le note qui e là sul disegno originale della pianta, sul profilo, via via corretto, ingoffito.

Remo Bergamaschi ora ha 65 anni, anche se ne dimostra dieci di meno. Anche suo fratello Lorenzo, che ne ha 60, ha l'aria di un cinquantenne appena appena arrivato a quell'età. Sono i figli di Innocente Bergamaschi - che faceva le scarpe a Tamagno e a Caruso per 18 lire e 50 centesimi - a sua volta figlio di Giuseppe, il fondatore della calzoleria artigiana che, nella scomparsa via dei Tre Alberghi dalle parti di via Paolo da Cannobio, offriva già nel 1864 scarpe su misura tagliate e cucite "con il sistema inglese".

Ora i due fratelli calzolai - in via Larga 7 - sono gli ultimi della famiglia capaci di stare fra cuoi e pellami. I loro cinque figli sono professionisti, impiegati di rango. Portano persino scarpe comperate fatte. La storia dei Bergamaschi, cioè, è destinata a chiudersi.

In realtà, non è che manchino i clienti. Anche se sono meno d'una volta. Mancano gli aiutanti per i lavori minori. Tant'è vero che nella vecchia sede di via Pattari i lavoranti erano una ventina. Ora tutta la troupe non supera i sei elementi. E per fare un paio di scarpe ci vogliono ancora 20 ore di lavoro.

Dice Remo: "I maestri di musica…Toscanini era un dramma ogni volta. Quattro paia all'anno, ma bisognava lavorarci dietro peggio che se fossero dodici. Aveva i suoi capriccetti. Oh, era anche giusto che li avesse. Una volta - sempre gli stessi stivaletti coi bottoni e la ghetta d'elastico nero - mi dice: "Sai gli ultimi che mi hai fatto? Li ho regalati". Un suo amico in America li aveva visti e lui glieli aveva dati. Ma tre giorni dopo li aveva rivoluti indietro, quegli stivaletti. E mi diceva: "Non dovrei dirtelo, ma erano perfetti. Me ne sono accorto quando non li ho più avuti". E ridacchiava anche questa volta".


1939 | Arturo Toscanini and granddaughter Sonia
Source: LIFE magazine | November 1939

1939 | Arturo Toscanini's ankle boots | DETAIL
Source: LIFE magazine | November 1939

I maestri di musica... Cantelli, per esempio, voleva delle scarpe dure come ferri da stiro, e piatte: "Devo essere saldo, quando dirigo. Devo sentire la terra", spiegava. Commenta Remo: "Dirigeva con i nervi dei piedi", e c'è solo riguardo e comprensione in quello che dice.

Tra calzolaio all'antica e cliente c'è sempre stata una amicizia affettuosa. "Tamagno - ricorda Remo - aveva una villa a Velate. E ne avevamo una anche noi, a un chilometro o anche più. E qualche notte mio padre si metteva d'accordo con lui, e Tamagno all'ora fissata ci dava la buona notte. A voce spiegata, e arrivava fino a noi ... Mi ricordo Gabrè, Spadaro, Dainelli ... Marìano Stabile. Gli artisti erano sempre molto eleganti. Noi facevamo degli stivaletti con la ghetta finta. E ne facciamo ancora. D'elastico. Si infilano come una calza. E invece pare che i bottoni siano veri, e vera anche la cinghietta: agli artisti serviva, specie ai trasformisti, per cambiarsi d'abito in un attimo. Oggi abbiamo ancora dei clienti che le vogliono".


December, 7 1919
Enrico Caruso letter to Bergamaschi
"Please find enclosed a £ 18,50 cheque for a pair of shoe. Waiting for your receipt"
Source: Il Milanese - November 1972

I clienti… Ora, per esempio, i Bergamaschi avevano trovato gli emiri dei petrolio. Dice Remo: "Ricca a miliardi di miliardi, ma gente... Sempre camminato a piedi... Hanno dei 48 con delle piante... è dal '59 che li vediamo. La prima volta li ho cercati io. Avevo letto del loro arrivo. Vado all'albergo, faccio vedere le nostre scarpe con il collo d'elastico. Impazziti. E a me pareva d'aver trovato l'America. Invece poi sono arrivati gli amministratori svizzeri, e quelli tagliano sui prezzi. Certo, ordinano tanta roba, ma il margine è minimo. Ci salviamo sul numero. Poi ci fanno venir matti coi colori. Ti chiedono: avete dei coccodrillo celeste? E io penso: se gli dico di no, questo qui magari mi taglia la testa. E trovo tutto. C'è uno di quegli emiri lì che ha 300 figli, dicono. Sarebbe un bel colpo fargli fare la comunione tutti insieme, con le scarpine nuove. Invece... ".

Invece, emiri o no, una mattina Remo e Lorenzo si compreranno una canna da pesca, e via! Vecchi clienti li rimpiangeranno. Ce ne è uno che da trent'anni ha bisogno di loro, cammina solo con le loro scarpe: "Un giorno - ricorda Remo - abbiamo letto che gli avevano ammazzato il figlio. Quel Lavorini di Viareggio, ricorda?".

Articolo pubblicato il 20 febbraio 1972 sul settimanale "Il Milanese" (Arnoldo Mondadori Editore).

Wooden lasts archive
Bergamaschi Brothers
Source: Il Milanese - November 1972


Shoemaker Remo Bergamaschi knew how to lie to Arturo Toscanini. He was requested to do so. The famous director didn't want to acknowledge the sign of time. In later days his feet swelled up pretty soon and so the ankles, ergo the shoemaker had to adjust a bit here and a bit there the original design. And every time the old maestro Toscanini looked at the new shoes with suspicion: "Are they the same?" he asked Remo; "Aways Maestro" replied the shoemaker to a chuckling Toscanini.

"Toscanini - Remo says - was a drama every time. Four pairs a year, but it was as it were twelve. He had his obsessions and all the rights to have them. He always ordered the same ankle boots with buttons and black elastic gaiter. He said to me: "You know the last one you've done? I had given away to an American friend of mine. I should not tell you, but they were perfect. I noticed it when it was too late." And the Maestro giggled".

The Bergamaschi team downsized from 20 to 6 employees when they moved in Via Larga (downtown Milan) but they couldn't complain as - starting from 1959 - they lined up Emirs.

"They went crazy over our shoes with the neck strap. It was like heaven - says Remo Bergamaschi - but then the Swiss accountants came and they cut prices. They order in bulk - sure - but there's little overhead. Also they make you crazy with the colors. Do you have azure crocodile?"

Their fate was announced midway through the article, as it was nothing. Just another piece of news.

"(The Bergamaschi's) are the last of the family able to carry on the footwear tradition. Their five children are professionals or employees. And they even wear readymade shoes. The history of the Bergamaschi, that is, is doomed".


 

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