[Libreria della Voce - Firenze - 1919]
English text below
Scarpe
Stando più basso di loro che mi circondano
seduti sul declivio, vedo luccicar le brocche
delle cento scarpe ferrate.
Attacco a parlar scarpe, allora.
Pochi han serbato le proprie.
Avevano la moglie o il padre a cui doverle
passare; erano scarpe aspettate.
Eppoi son stati tentati dalle scarpe nuove che
dà la patria.
La patria - che è tanto potente - avrà certo
preparato scarpe migliori del loro ciabattino.
Ma quelli che han confidato nella patria si
sono sbagliati; quelli che confidavano nel ciabattino han fatto bene.
Levano il piede asciutto di dentro l'onesta
scarpa puntuta del montanaro, tomaia arcuata
su cui scivola l'acqua, suola che non sporge
per farsi vedere, ma aderisce alla tomaia con
stretta fessura che un fià de grasso basta a
impermeabilizzare.
Le scarpe che la patria ha dato - invece -
son massa grame.
O se bagnassero soltanto d'acqua! Ma mordono
cogli acidi di conciatura.
O se bagnassero solo quando piove! Ma sentono la nuvola in cielo; se appare la nuvola
siamo belle fregati.
Sono il nostro barometro le scarpe della patria.
O se sciupassero soltanto i piedi !
Ma sciupano le calze col tannino. Sapete che
una calza dura una marcia a un soldato?
Si nutre di calze la scarpa americana.
Noi eravamo abituati che ne le nostre scarpe
"prima d'un ano no ghe pioveva".
È una parola che fa pensare.
Eppoi, anche la forma sbagliata.
È stata scelta la scarpa quadra.
Ma noi non siamo plantigradi americani.
A noi ci vuole la scarpa puntuta perchè sotto
la punta c'è il dito grosso, dito forte che
piega, che trova la ruga sulla parete e ci si
tiene; che spezza la crosta, che fruga.
A noi ci vuole la scarpa che si cambia di
piede: piede sinistro fa piede destro, quando
uno è consumato.
Abbiamo perso la sua utilità cosi giovevole
all'alpino.
E perchè tanto forti nel mantice dove bisogna
esser gentili?
Guardo con tristezza le scarpe della civiltà
presuntuosa che ha sprezzato quell'altre primitive, figlie allo zoccolo montanaro e somiglianti al loro padre.
E la superba civiltà del progresso senza confini.
Da une parte entra i bovi; dall'altra esce 3000
tomaia confezionate.
O se sciupassero soltanto i piedi queste tomaie civili!
O se bagnassero solo quando piove!
Ma durano bagnate nella locanda di vento
che è la camerata.
Guardo con tristezza le scarpe della nostra
potente patria: le mie e le loro, qui su questo
prato d'Italia dove vorrei spiegare perchè la
scarpa d'Italia è la migliore.
Poi dico: ragazzi, sopportiamo perchè è la
nostra patria.
Facciamo conto di essere un po' maltrattati
da nostra madre.
Rimediamo col grasso, rimediamo colla cura.
È un po' giovane la nostra patria. Quando
si è giovani pare di far più presto a non seguire la strada.
Era già fatta la scarpa alpina.
E invece l'ha voluta inventare.
Però nessuno ci impedirà di cantare che:
le scarpine
che noi portiamo
son le rovine
di noi soldà
ovverosia che
le scarpette
che noi portiamo
son le barchette
di noi soldà
cara porca Italia, che coi piedi in molle vuoi
farci morire!
La firma nella prima edizione di "Con me e con gli alpini"
Jahier signature on the first edition of "With Me And The Alpini"
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FROM: PIERO JAHIER - With Me An The Alpini. First Book.
[Libreria di Firenze - 1919]
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The native Country - which is so powerful - would certainly prepare better shoes than the cobbler. But those who trusted the country were wrong, those who trusted the cobbler did well.
Their feet are dry inside the honest pointed shoe done by mountain dwellers, curved upper where the water slips away, sole that does not jut out to be seen, but adheres to the upper with a narrow slit that a pinch of fat makes waterproof.
The shoes gave by the Country - instead – are completely wretched.
Oh, if they would only wet with rainwater! And they bite with the acids of tanning. Oh if they would only wet when it rains! But they feel the cloud in the sky; if the clouds appear, we are done.
Our shoes are the barometer of the Country. Oh if they only damaged feet! But they waste socks with tannin. Stockings endure just a march to a soldier, did you know it?
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Piero Jahier |