"MAIDEN EUROPE" | LA GIOVINE ITALIA, LA VECCHIA EUROPA E LA TORCITURA VITTORIO MAULE

"MADE IN": NUOVI SVILUPPI [?] DELLA LEGGE REGUZZONI-VERSACE- CALEARO E I REGOLAMENTI EUROPEI SULL'INDICAZIONE D'ORIGINE


Irma Vivaldi | Contributi di Irina Palma




Si avvicina la primavera e torna a fiorire il dibattito intorno ai temi del “made in” e dell’eventuale obbligatorietà dell’indicazione di origine.


Urge aggiornamento.


Maps | Corriette Schoenaerts | Dettaglio


LA SITUAZIONE ATTUALE | ITALIA

NORMATIVA NAZIONALE: la legge Reguzzoni - Versace - Calearo n° 55 del 2010 prevede un sistema di etichettatura obbligatorio dei prodotti destinati alla vendita nei settori tessile, pelletteria e calzaturiero.

Dopo l’approvazione della legge da parte del Parlamento italiano, il decreto attuativo è stato sottoposto alla verifica della commissione europea dove ha ricevuto

PARERE NEGATIVO 

per una serie di motivi (tra l'altro introdurrebbe per l’Italia norme diverse da quelle degli altri Stati Europei) e quindi è stato ritirato dal nostro Governo per evitare una procedura d’infrazione.

Ritirato momentaneamente? Vedremo. C’è tempo fino al 19 di aprile per una revisione del testo.


Intanto è arrivato un 


PARERE NEGATIVO (UN ALTRO)


cioè la presa di posizione ufficiale contro la Reguzzoni-Versace-Calearo dell’europarlamentare Lara Comi (della commissione parlamentare mercato interno e protezione del consumatore). Dietro pressione, si dice, di Confindustria.









LA SITUAZIONE ATTUALE | EUROPA


La NORMATIVA EUROPEA: allo stato attuale in Europa non sussiste alcun obbligo di etichettatura.




Maps | Corriette Schoenaerts | Dettaglio


LA SITUAZIONE ATTUALE | EUROPA | SVILUPPI/1


Lo scorso ottobre il Parlamento Europeo ha approvato un PROGETTO DI REGOLAMENTO (promosso dalla Commissione Commercio Internazionale, di cui fa parte Cristiana Muscardini per l'Italia) che obbligherebbe i produttori ad indicare il Paese di origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi (terzi rispetto alla Comunità Europea). 

Il voto ha quindi dato il via al complicato iter previsto dalla procedura legislativa europea. 

In estrema sintesi, il Regolamento non sarà mai approvato senza il via libera del Consiglio degli Stati Membri, all'interno del quale però dovrebbe essere ottenuto il favore di tutti gli Stati membri, di fatto oggi mancante

Manca il favore perché i Paesi prevalentemente legati al commercio (Nord Europa) sono più interessati alla libertà commerciale che alla protezione della produzione e quindi ostacolano regolamenti restrittivi, anche se le proposte sono tutt'altro che radicali. Nota a margine: Confindustria non smania per la marcatura d’origine, anzi.

In ogni caso, la Presidenza ungherese ha dichiarato di voler avviare al più presto l’esame del testo in Consiglio. Recentemente al fianco dell’Italia sembra si siano schierate anche Francia e Germania.






LA SITUAZIONE ATTUALE | EUROPA | SVILUPPI/2


Nel frattempo, è al vaglio a livello europeo anche il

Regolamento Europeo Sulle Denominazioni Delle Fibre Tessili E l'Etichettatura Dei Prodotti Tessili. 

Il regolamento é stato presentato da Lara Comi (Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori), la stessa che si è espressa contro la Reguzzoni-Versace-Calearo e che afferma di aver introdotto nel regolamento norme sull'indicazione d'origine che si ispirano a quelle della Reguzzoni-Versace-Calearo.

Il regolamento offre la possibilità di adottare l'indicazione nazionale solo per quei prodotti fatti per almeno il 50% nello stesso Stato; altresì prevede la possibilità di indicare il "100% Made In", se il prodotto è interamente realizzato in un unico Paese.

Anche qui, medesimo iter di approvazione del Regolamento precedente e identici problemi di opposizione di qualche Stato membro.




LA SITUAZIONE ATTUALE | EUROPA | SVILUPPI/3


Prologo: la situazione non sembra favorevole alla marcatura d'origine e quindi Lara Comi sembra volersi concentrare maggiormente su una nuova proposta. Questo é il suo piano B:
"Qualora il regolamento sul tessile non dovesse essere adottato, ho già proposto, in un altro dossier in votazione finale il prossimo martedì a Strasburgo [08-03-2011, Relazione approvata. NdR], un’alternativa: la tracciabilità dei prodotti attraverso le nuove tecnologie, quali il microchip o quelle a radiofrequenza. 
Perché IL TEMA-CARDINE DELLA QUESTIONE È LA CONTRAFFAZIONE:  le etichette come vengono realizzate oggi sono facilmente riproducibili. Con il microchip sarebbe impossibile. E ciò va molto al di là dei principi della Reguzzoni-Versace. I Contadini del Tessile dovrebbero appoggiarmi".


Made In Austria


LA SITUAZIONE ATTUALE | IL COMMENTO


Domanda: ma se non si può obbligare un produttore ad indicare l’origine dei prodotti, come si può obbligarlo ad applicare un microchip che dica tutto dell’origine del prodotto e delle sue fasi di lavorazione?

E poi: “IL TEMA CARDINE DELLA QUESTIONE E’ LA CONTRAFFAZIONE??

Senza voler sminuire il problema contraffazione, pensavamo che i PROBLEMI in questione fossero altri. Li ribadiamo.

Per le aziende nazionali:

- la competizione sleale di chi trasferisce la produzione all'estero [manodopera e produzione a basso costo] e fa poi entrare in Europa le merci senza etichetta, lasciando intendere che siano prodotte nello Stato del proprietario del marchio. 

- la competizione altrettanto sleale di produttori che fanno solo l’ultima lavorazione del prodotto in Italia per poter aggiungere l'etichetta “Made in Italy” e sfruttarne il valore aggiunto.
(La legge attuale lo consente e la proposta della Comi NON lo vieterebbe)


Per i consumatori:

- l'essere ingannati nel fidarsi di un marchio dando per scontata la produzione nella stessa nazione del quartier generale. Per capire questo aspetto, basta digitare in un motore di ricerca il nome di una griffe unito a “made in china” e leggere i commenti di consumatori perplessi, che solo dopo l'acquisto hanno visto la scritta d'origine e non si convincono di non aver comprato un falso.

- l'essere ingannati per aver cercato di fare una scelta consapevole acquistando un prodotto “made in Italy” - che "made in Italy" non é - perché si pensava di sostenere l’economia Nazionale o perché contrari alle logiche di delocalizzazione.


NEL FRATTEMPO LEGGIAMO CHE:
Senz'altro più glamour della Torcitura Vittorio Maule nel vicentino [Quest'ultima la capite meglio se leggete qui].


Da parte nostra suggeriamo caldamente a Lara Comi di andare a Castegnero, Vicenza a visitare la Torcitura Vittorio Maule perché potrebbe rivelarsi utile. 




Dopodiché, da Castegnero imboccare la A4 e dirigersi a Fiesso d'Artico, Venezia. A solo 50 km dalla Torcitura potrà visitare lo stabilimento italiano della Louis Vuitton che gestisce la produzione per il sud Europa. 


In altre parole: potrà andare a vedere come i francesi fanno il "made in Italy".


PS
QUI per vedere MAPS nella sua interezza.

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