Friday, November 30, 2012

SALVATORE FERRAGAMO | FLORENCE | INDEX

Surrounded!
Forest Whitaker as "The Butler"
Laura Ziskin productions/The Weinstein Company, 2013

I’ve started myself a new wardrobe - a foolhardy enterprise considering my finances. First off, I sent my measurements to Ferragamo in Florence and he has made me the most beautiful pair of black shoes. I’m afraid to wear them - and anyway Jack won’t let me: says I must save them, I don’t know for what. 
Truman Capote

[From a letter to Andrew Lyndon | February 28, 1951 | Too Brief A Treat. The Letters Of Truman Capote. Edited by Gerald Clarke. Vintage Books, 2004)


1927 | SALVATORE FERRAGAMO RETURNS TO ITALY
FROM THE TIP OF HER NOSE TO THE TIPS OF HER TOES

1940 - 1942 | SALVATORE FERRAGAMO
THE AUTARCHIC WAY
PART 1 | PART 2 | PART 3

1940 - 1950
COOL COOL RAFFIA

1947 | DALLAS | SALVATORE FERRAGAMO
NEIMAN-MARCUS FASHION AWARD

1950 | SALVATORE FERRAGAMO
THE MODELS "AVE" & "ARCATA"

1950 | SALVATORE FERRAGAMO
ARCATA'S COMPANIONS

1951
THE MODEL "POLIA"

FERRINA
BY SALVATORE FERRAGAMO
PART 1 | PART 2

1952 | THE GLOVED ARCH
FERRAGAMO V/S HERBERT LEVINE

1956 | MADONNA
A MODEL MADE FOR A QUEEN

1961 | SALVATORE FERRAGAMO
A POSTHUMOUS MESSAGE






SERENDIPITY
LOUIS XV V/S SALVATORE FERRAGAMO

A, B, C, D, E, FERRAGAMO
WIDTH MEASUREMENTS INVENTED BY

1929 | SALVATORE FERRAGAMO
VERTICAL ZIG ZAG DESIGN

1938 | THE SPLIT PLATFORM
LEANDRE GREGOIRE RENALDO V/S SALVATORE FERRAGAMO

THE KIMO CONCEPT
BEFORE THE KIMO/SPAGHETTI SANDAL

1952 | CAGE AND BIRDCAGE HEELS
SALVATORE CANGEMI V/S SALVATORE FERRAGAMO





1967 | FERRAGAMO
BAGS & SHOES

1967 | FIAMMA FERRAGAMO
THE NEIMAN-MARCUS AWARD AND THE CASSIDA HEEL

1968 | FERRAGAMO
IN VENICE

1968 | IVO BARBARESI FOR FERRAGAMO
THE SCULPTURED HEEL COLLECTION FOR SAKS FIFTH AVENUE

1969 | FERRAGAMO
THE CASSIDA HEEL SURVIVES

1969 | FERRAGAMO
W/ A.B.I.P. LEATHER (BRESCIA)



Ferragamo's Hollywood Boot Shop | label detail
Source: Shoe Icons

1972 | Salvatore Ferragamo
Means Bellissimo | At Saks Fifth Avenue | Chicago
Source: Chicago Tribune, March 13, 1972

Thursday, November 29, 2012

LOST & FOUND | 1973 | SALVATORE DEODATO FOR ROMEA AT THE WALKER ART GALLERY | LIVERPOOL

1973 | ROMEA (Venice) designed by Salvatore Deodato
White suede and red kid leather | Walker Art Gallery, Liverpool
Source: Museum Of Liverpool

Image courtesy of PAULINE RUSHTON
Curator of Costume and Textiles | National Museums Liverpool

All the details H E R E

1973 | SALVATORE DEODATO FOR ROMEA

1972 | SALVATORE DEODATO FOR ROMEA

Wednesday, November 28, 2012

THE HISTORY OF THE ARTICULATED SOLE | THE ETRUSCAN SANDALS

6th Century B.C. | Wood and Bronze Sandals |
From Bisenzio - Olmo Bello Tomb XVIII. 
Museo Nazionale di Villa Giulia | Rome

Ci siamo sbagliati: abbiamo raccontato la storia delle suole articolate parlando di William Hall, Aldo Sacchetti e André Perugia, ma per trovare le radici delle suole articolate dobbiamo andare più indietro. Molto più indietro. La zona di origine delle suole articolate sembra infatti da collocare nel territorio delle attuali regioni Toscana, Umbria, alto Lazio, dove fiorì la civiltà Etrusca dall’VIII secolo fino alla progressiva conquista romana tra il IV e il I secolo A.C. 

We have to admit it: we were wrong. We wrote about the history of the articulated soles with some help from William Hall, Aldo Sacchetti and André Perugia. Truth is: its origin goes a long way back. 
The area seems to be located in the territories of Italian regions now called Tuscany, Umbria and Lazio (the northern side), where the Etruscan civilization flourished starting from the 8th century until they give way to the Romans between the fourth and first centuries A.C.


Wood and bronze Etruscan Sandals 
At the Vatican Museums
Photo: Jerryberg

Le prime tracce arrivate a noi risalgono al VI-V secolo A.C. Si tratta di sandali con una suola piuttosto spessa in legno, divisa in due parti unite da giunture in bronzo. Alcuni esemplari di queste suole sono attualmente conservati a Roma, presso il Museo di Villa Giulia e i Musei Vaticani. I sandali venivano poi legati al piede con cinturini in pelle, dorati o colorati. Ad esempio rossi, come dimostrano le tracce dei pigmenti su quelli indossati dalla figura femminile della statua in gesso databile intorno al 570-560 a.C., ritrovata nella necropoli di Polledrara e attualmente presso il British Museum di Londra.

The first articulated soles in existence date between the sixth and fifth centuries B.C. and are stored in Rome at the Villa Giulia Museum and the Vatican Museums. These sandals have a thick wooden sole, divided in two parts connected by bronze joints. The sandals were then tied to the foot with leather straps, golden or colored. Some traces of pigments show that the straps were red in the sandals worn by the female figure of the gypsum statue dating back to 570-560 B.C., found in the necropolis of Polledrara and now kept at the British Museum in London. 


570 - 560 B.C. | Gypsum Statue of Woman
Said to be from the Polledrara Tomb, Vulci, ancient Etruria (now in Lazio, Italy)

Sembra che i sandali etruschi, dalla suola articolata e cinturini dorati, fossero molto apprezzati anche in Grecia, ad Atene nell’epoca di Pericle, cioè quella del massimo splendore della civiltà classica, se è vero quanto riportato nel suo Onomastikon da Giulio Polluce, un sofista e grammatico greco del II sec D.C. 

Etruscan sandals with articulated soles and gold straps seem to have been very popular in Athens in the age of Pericles, in the heyday of the classic Greek civilization, according to Onomastikon Julius Pollux, (Greek sophist and grammarian of the second century A.D. )


THE ARTICULATED SOLES | THE MODERN TAKE
LE SUOLE ARTICOLATE IN VERSIONE MODERNA
André Perugia | Aldo Sacchetti | William Hall


SOURCES:
Larissa Bonfante - Etruscan Dress - JHU Press, 2003
Iulius Pollux, Onomastikon 7.28.86.92

Sunday, November 25, 2012

1969 | OLIMPIC - TURCONI | LEGNANO, MILAN

1969 | Olimpic - Turconi (R) and Colette
Legnano, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1969 | Olimpic - Turconi
Legnano, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

THE SHOEMAKER OLIMPIC - TURCONI
LEGNANO, MILAN
I N D E X 


1969 | Olimpic - Turconi
Legnano, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

Saturday, November 24, 2012

THE SHOEMAKER TURCONI | OLIMPIC | HISTORY OF | PART 3/3

Al massimo dello sviluppo il calzaturificio arrivò ad impiegare fino a 150 dipendenti, ma come spesso accadeva nel distretto, una discreta parte del lavoro veniva fatta fare da lavoranti a domicilio o terzisti. La signora Turconi ed il figlio ricordano ad esempio che:

"La lavorazione delle scarpe estive che si usavano una volta, quelle intrecciate come il vimini, la facevano in casa solo le donne di Vanzago. Si portavano loro le pelli, o le strisce, a Vanzago e poi si andava a ritirare il lavoro finito. I tacchi invece li faceva Fiorino Bonzi, che aveva il tacchificio a Legnano in via Pietro Micca. Il fabbricato c'è ancora ma il tacchificio si è trasferito nel 1974 a San Vittore Olona (Milano) e adesso è chiuso".
Bianca Maria Turconi/Guido Tenconi

At its peak the Olimpic Turconi shoe factory counted up to 150 employees, but as customary in the district, home-workers and/or contractors used to make part of the work. Mrs. Turconi and Mr. Tenconi for instance recall that:
A special kind of processing for summer shoes, which was once in use, similar to woven wicker, was home-made only by women in Vanzago, Milan. The hides or the leather stripes were brought to them, then the finished work was picked up . The heels instead were made ​​by Fiorino Bonzi, who had a factory in Legnano. The building is still there but Bonzi’s factory moved to San Vittore Olona (Milan) in 1974 and then closed.  
Bianca Maria Turconi/Guido Tenconi 


1968 | TURCONI - OLIMPIC
Legnano, Milan

Nel 1965 le calzature da uomo Olimpic furono premiate con l'assegnazione degli Oscar della Calzatura, un riconoscimento che veniva assegnato ogni anno dall'Accademia Internazionale della Calzatura di Torino, guidata dal commendator Agostino Puccio.

The Olympic men's shoes gained the Footwear Oscar in 1965, a prize awarded every year in the Sixties by the International Footwear Academy in Turin, led by Agostino Puccio.  



1968 | TURCONI - OLIMPIC
Legnano, Milan



Come spesso accade nelle imprese familiari, fra parenti non erano sempre rose e fiori.

C'erano sempre stati dei gravi dissapori tra Severino e sua cognata Pierina, moglie di suo fratello Giulio, anch'essa impiegata nel calzaturificio. Pare che al culmine dell'ennesima lite mio nonno le avesse tirato un sonoro schiaffone, racconta Guido Tenconi. 
Da qui la decisione di Severino di prendere le distanze dall'azienda di famiglia:

Mio padre poi praticamente smise di andare in ditta alla fine degli anni 50, pur rimanendone il direttore amministrativo, ricorda la signora Bianca Maria. 
L'allontanamento poi sfociò nella decisione di chiamarsi fuori definitivamente dalle attività: 
Verso la metà degli anni '60, mio nonno decise di farsi liquidare. 
Severino Turconi morì nel marzo del 1969, mentre l'attività del calzaturificio proseguì fino alla metà degli anni Settanta producendo a marchio proprio, ma anche, come si verificò sempre più spesso nel distretto, per conto di importanti nomi della moda.


Ringraziamo la signora Bianca Maria Turconi e suo figlio Guido Tenconi, rispettivamente figlia e nipote di Severino Turconi, il fondatore dello stesso calzaturificio per la preziosa collaborazione.



As it often happens business among relatives wasn’t always easy. 
Severino always had disagreements with his sister in law Pierina, wife of his brother Giulio, who worked with them at the factory. It seems that during yet another dispute my grandfather slapped her, says Guido Tenconi
Hence, Severino’s decision to move away from the family business. 
My father then nearly stopped going to the firm at the end of the 50's, even if he continued to be the Director, recalls Mrs. Bianca Maria 
And eventualy came the decision to end up completely the collaboration: 
In the mid-60s my grandfather sold his share.

Severino Turconi died in March 1969, while the activity of the shoe factory continued until the mid-Seventies; the Olimpic - Turconi  kept its own brand, but also worked for relevant fashion brands, as it became customary in the Parabiago district since then. 

Many thanks to Ms. Bianca Maria Turconi and Guido Tenconi, daughter and grandson of Severino Turconi, the founder of the shoe factory Turconi.


TURCONI | OLIMPIC | PART 1

TURCONI | OLIMPIC | PART 2

OLIMPIC TURCONI
LEGNANO, MILAN
I N D E X


1973 | TURCONI - OLIMPIC
Legnano, Milan
Source: Ars Sutoria # 102

Friday, November 23, 2012

THE SHOEMAKER TURCONI | OLIMPIC | HISTORY OF | PART 2/3

Il calzaturificio già negli anni '40 era una realtà industriale importante nel territorio legnanese e il nome del CALZATURIFICIO TURCONI compare nell’atto costitutivo tra le 25 ditte industriali che diedero vita alla nuova Associazione Legnanese dell'Industria:

Il 4 maggio 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra, venne istituito un Comitato Industriale provvisorio avente, fra l'altro, lo scopo di «prendere e mantenere contatti ed accordi circa le varie questioni di interesse collettivo».

[Da: A.L.I - Dieci anni di attività 1945-1955 – Legnano, 29 Maggio 1955]


The shoe factory Turconi was one of the most important production sites in the Legnano area starting from the 40s: the name CALZATURIFICIO TURCONI appears in the foundation act of the association made up by 25 industrial companies from the north area of Milan):

"May 4, 1945, few days after the end of WW2, a provisional Industrial Committee was established. Among others things, its aims were to «take and maintain contacts and agreements on various issues of collective interest»."

Taken from the memorandum of the 25 industrial firms that gave birth to the new Industrial Legnanese Association (1945). Among them the CALZATURIFICIO TURCONI.

[From: A.L.I - Dieci anni di attività 1945-1955 – Legnano, 29 Maggio 1955]


1965 | TURCONI - OLIMPIC
Legnano, Milan

La popolarità del marchio Olimpic negli anni '50 era diffusa, come testimonia la distribuzione dei prodotti in vari Stati europei e la necessità di pubblicare diffide su quotidiani nazionali, per ribadire la proprietà del marchio Olimpic. Una testimonianza arriva anche da Renzo Rossetti, fondatore di "Fratelli Rossetti", che citò il calzaturificio Turconi nelle sue memorie come uno dei più importanti dell'area di Parabiago. 

Anche a detta di Rossetti, uno dei punti di forza del calzaturificio Olimpic Turconi negli anni del dopoguerra fu la presenza del modellista Paolo Colombo. Dotato di ampia tecnica ed esperienza, Colombo era conteso fra i calzaturifici della zona e non disdegnava collaborazioni extra oltre al suo lavoro presso l'Olimpic, come quella appunto per i Rossetti. Forse per questo si era anche un po' montato la testa: 

Mio padre teneva moltissimo ad averlo: per non farselo scappare arrivò fino al punto di regalargli una Vespa, ma poi Colombo se ne andò comunque. Quando ci ripensava, mio padre diceva sconsolatamente: 'Se gh'o de dì, adèss el se fa anca ciamà Paul' (Cosa vuoi che ti dica, adesso si fa anche chiamare Paul).
Bianca Maria Turconi



The Turconi-Olimpic brand gained popularity in the 50s: it was distributed in many European Countries and it was needed to publish warnings in national newspapers to protect the Olimpic’s trademark ownership. 

Renzo Rossetti, - founder of "Fratelli Rossetti" - recalled the Turconi shoe factory in his memoirs as one of the most important of the Parabiago area. According to Rossetti, one of the strengths of the shoe factory Olimpic  was the free agent designer Paolo Colombo in the postwar years. With his experience and technique, Paolo Colombo was contended among the local shoe factories and he did not disdain extra work in addition to the one at the Olimpic, such as a collaboration with Renzo Rossetti himself. Maybe that's why Colombo got big-headed: 

My father cared a lot Colombo's collaboration: not to have him going away, he went as far as to  buy him a Vespa as fringe benefit, but then Colombo resigned anyway. Years later, thinking back to him, my father used to say forlornly: "What can I say, he now wants to be called 'Paul'!". 
Bianca Maria Turconi


TURCONI | OLIMPIC | PART 1 |

TURCONI | OLIMPIC | PART 3 |

OLIMPIC TURCONI
LEGNANO, MILAN
I N D E X



1956 | Olimpic - Turconi
Look out for fake Olimpic | newspaper ad

Thursday, November 22, 2012

THE SHOEMAKER TURCONI | OLIMPIC | HISTORY OF | PART 1/3

OLIMPIC TURCONI
Insole Label



É tra i migliori complessi calzaturieri italiani. La sua produzione, orientata alla calzatura di lusso per uomo, é tra le più qualificate per la ricchissima gamma di modelli e per la perfetta lavorazione. Ha ottenuto una superba affermazione sui mercati esteri di Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Olanda, Svezia, Gran Bretagna, Stati Uniti.

La calzatura "Olimpic" testimonia su questi mercati l'altissimo livello qualitativo raggiunto da questo calzaturificio che ha saputo conservare su scala industriale la caratteristica estetica del lavoro artigianale di insuperabile pregio. 

Redazionale tratto da Calzature Italiane di Lusso [# 15/1968]


This firm is one of the best known Italian shoe-manufacturers. Its production concentrates on high-class shoes for men and is one most qualified for its vast range of models and for the high standard of workmanship. Great merit and praise has been won on the foreign market, in France, Belgium, Germany, Switzerland, Holland, Sweden, Great Britain and U.S.A.

The shoe "OLIMPIC" is proof in all these Countries of the perfection reached by these shoes witch have been able to maintain the esthetic characteristics and artisan workmanship of unbeaten quality, even on industrial scale.

Original English text from Calzature Italiane Di Lusso [#15 - 1968].




1968 | TURCONI - OLIMPIC
Legnano, Milan

Quando nel 1927 Giuseppe Turconi terminò la sua attività lavorativa come caporeparto alla Tessitura Visconti di Modrone a S. Vittore Olona, decise di lasciare ai figli la sua liquidazione, per consentire loro di avviare un laboratorio a Legnano per la produzione di calzature. Per un gesto di riconoscenza, l'impresa fu chiamata "Calzaturificio Turconi Giuseppe & Figli", anche se di fatto Giuseppe Turconi con l'azienda non ebbe a che fare. Il vero promotore dell'attività fu il figlio Severino, classe 1901, all'epoca ventiseienne, che poi sarebbe divenuto il direttore del calzaturificio. Il calzaturificio alle origini produceva calzature per "Signora, Uomini e Bambini", in particolare per questi ultimi aveva creato la linea Mio-Mao nel 1933.
Il nome divenne poi Calzaturificio Turconi e poi Olimpic nel 1948, in omaggio alle Olimpiadi tenutesi in quell'anno a Londra. Con Severino collaboravano gli altri fratelli: Felice e Luigi ad occuparsi della produzione e Giulio a gestire la contabilità. 
Originariamente il calzaturificio si trovava in via Pietro Micca a Legnano, sulla quale una volta passava la tranvia Milano-Gallarate: un giorno un tram deragliò e praticamente entrò nel capannone, facendo moltissimi danni. Con i soldi dell'assicurazione venne acquistato il terreno in via Flora, su cui venne poi costruito il nuovo impianto. La data del deragliamento però non la sappiamo. 
Così ricorda l'episodio Bianca Maria Turconi, figlia di Severino Turconi; l'incidente risale probabilmente all'inizio degli anni '40.


When Giuseppe Turconi ended his career as a foreman at the Tessitura Visconti di Modrone in S. Vittore Olona (1927), he decided to give his liquidation money to his sons in order to help them set up a little shoe factory in Legnano, Milan. As a gesture of gratitude, the company was called "Calzaturificio Turconi Giuseppe & Sons" even though Giuseppe Turconi was not involved in the company. The leading guy was his son Severino, born in 1901, twenty-six at the time, on his way to became the director of the shoe factory. They produced shoes for men, women and children and for the youngest ones they had a line colled Mio-Mao.
The name was then changed to become Calzaturificio Turconi and then Olimpic in 1948 (an homage to the London Olympic Games of the very same year). Severino's brothers were also involved: Felice, Luigi (production department) and Giulio (accounting). 
The shoe factory was originally located in Via Pietro Micca in Legnano, next to the now dismissed Milan-Gallarate tramway line. One day a tram derailed and basically  destroyed the plant. With the insurance money we bought a new area in via Flora, Legnano where the new plant was then built. We don’t know when the derailment happened. 
So recalls the episode Bianca Maria Turconi, daughter of Severino Turconi. The accident probably happened in the early '40s.



OLIMPIC | TURCONI _ PART 2

OLIMPIC | TURCONI _ PART 3

OLIMPIC TURCONI
LEGNANO, MILAN
I N D E X


1966 | Tanneries E. Meyzonnier Fils | Annonay, France
Shoe: Olimpic Turconi | Legnano, Milan

1966 | Olimpic Turconi | Legnano, Milan
w/Tanneries E. Meyzonnier Fils | Annonay, France

1967 | Olimpic Turconi
Legnano, Milan

1967 | Olimpic Turconi
Legnano, Milan

Tuesday, November 20, 2012

IL MAESTRO DI VIGEVANO (THE SCHOOL TEACHER FROM VIGEVANO) | THE MOVIE BY ELIO PETRI | PART 3/3

1963 | Alberto Sordi is The Teacher from Vigevano

Se per il film “Il Maestro di Vigevano” furono impossibili le riprese a scuola, anche quelle in fabbrica non furono facili.

Proprio all'inizio degli anni’60 i riflettori erano già negativamente puntati su Vigevano per la strage del benzolo, il collante tossico usato nella produzione delle scarpe, che ancora non si sa con precisione quante vittime abbia fatto. Quindi non serviva certo altra pubblicità negativa e la descrizione che Mastronardi aveva dato di imprenditori ed artigiani non era fatta per attirare simpatie. Per questo anche quasi tutti gli industriali negarono le riprese nelle fabbriche.


For the movie "The School Teacher from Vigevano" it was impossible to shoot inside the local schools and the factory scenes were not an easy task either. 

At the beginning of the 60s the shoe industry in Vigevano (as elsewhere) suffered enormously because of the victims of benzol, the toxic glue used in the production. More bad press was feared and the Mastronardi description of entrepreneurs and craftsmen was not going to evoke sympathy. That’s why almost all the owners denied the shooting inside their factories. 




1963 | The Teacher from Vigevano
Shoe factories in Vigevano: MACI (above) and Pupa (below)

Ma alla fine chi mise a disposizione gli spazi si trovò: «Se gli altri non vogliono sono affari loro. Io col maestro Mombelli non ho avuto niente da dire» dichiarò al quotidiano l'Unità (26 settembre 1963) Adriano Pedalà, della Italnord (produttrice delle scarpe Pupilla) e socio di Erideno (Deno) Pizzetti nel calzaturificio Pupa di cui si vedono gli stabilimenti nelle riprese dal cielo all’inizio del film.
"Mercoledì (...) si è girato "in interno", e la macchina da presa si è trasferita nello stabilimento Italnord. Le riprese sono durate per tutta la giornata e sono state ultimate a notte inoltrata. Alberto Sordi, forse per la prima volta in vita sua, è venuto a diretto contatto con il mondo calzaturiero e ha dovuto destreggiarsi tra paia di scarpe, macchine e pellami."  (1)
Altre riprese ebbero luogo presso il calzaturificio MACI (Manifattura Associata Calzature Italiane), la nuova realtà produttiva che Erideno Pizzetti aveva fondato dopo la divisione della Pupa in viale Industria a Vigevano (2).


And then someone who thought differently was found: “If others don’t want it, it’s their own business. I hold no grudge with the teacher Mombelli.” told the newspaper L’Unità (September 26, 1963) Adriano Pedalà owner of Italnord (a shoe factory producing with Pupilla brand) and partner of Mr. Pizzetti in the shoe factory Pupa, whose plants are seen in the sky-view at the beginning of the film. 
"Wednesday (...) the shooting was "indoor" and the cameras moved into the Italnord plantThe shooting went on the whole day and it ended at night. Alberto Sordi, perhaps for the first time in his life, came into direct contact with the footwear world and had to juggle between pairs of shoes, machines and hides." (1)
Additional shooting was performed at MACI (Manifattura Associata Calzature Italiane), the new venture founded by Erideno Pizzetti after the Pupa split (2).



1963 | The Teacher from Vigevano
The worker is Angela Gilardini, an actual MACI employee
Barely visible on the top left the PéPé logo.

1963 | The teacher from Vigevano
A scene inside the MACI Shoe Factory

1963 | Claire Bloom in a stage photo inside the MACI Shoe Factory
Source: L'Unità



F O O T N O T ES

1) Mastronardi e il suo mondo | Piersandro Pallavicini, Antonella Ramazzina
[Otto/Novecento, 1999]

2) PUPA TIMELINE


1949 | Calzature Pupa
Source: Archivio Centrale dello Stato

Il calzaturificio Pupa di Pizzetti e Pedalà era un’azienda storica vigevanese, attiva già durante gli anni del fascismo. Nel 1949 depositarono il nome Pupa, seguito dalla registrazione di altri marchi commerciali per le proprie calzature (Toto, Pepi, Rock and Roll) e arrivarono ad avere un migliaio di dipendenti ad inizio anni ’60. Persa una causa per l'uso del nome Pupa - a causa dell'anteriorità del deposito da parte di Achille Pallaro di Bassano del Grappa - ci fu una divisione  e la creazione di due nuovi marchi: Pupilla per Adriano Pedalà (Italnord) e PéPé per Erideno Pizzetti (MACI). Entrambe le società proseguirono nella produzione per bambini. Il marchio PéPé della MACI è quello che si intravede nelle riprese realizzate all’interno della fabbrica e risulta ancora attivo ai giorni nostri.

Pizzetti and Pedalà's shoe factory Pupa had a long history in Vigevano being already active during the fascist regime. In 1949 they filed the paperwork to register the Pupa name, followed by other trade marks for their many lines (Toto, Pepi, Rock and Roll); they came to employ a thousand workers at the beginning of the 60s. Later, a legal battle ensued for the Pupa brand name with the shoe maker Achille Pallaro from Bassano del Grappa; they lost the cause and as a result they split the company in two: Adriano Pedalà created the brand Pupilla (shoemaker Italnord) while Erideno Pizzetti came up with the name PePé (shoemaker MACI). Both companies carried on the production for children footwear. The brand PePé, still active today, can be (barely) seen  in the movie.



1970s | Pépé shoe
At the Footwear Museum of Vigevano
Photograph: Irma Vivaldi

1970s | Pépé shoe
At the Footwear Museum of Vigevano
Photograph: Irma Vivaldi


Aggiornamenti e precisazioni sono stati possibile grazie al contributo di Carla Comelli (ERCO) e di Renata Comelli (ex dipendente Pupa, poi MACI).

Updates and explanations made possible thanks to Carla Comelli (ERCO) and Renata Comelli (former Pupa then MACI employee)  



THE SCHOOL TEACHER FROM VIGEVANO
The Book | 50TH Anniversary | PART 1

THE TEACHER FROM VIGEVANO
The Movie | PART 2

THE TEACHER FROM VIGEVANO
The Movie | PART 3

Monday, November 19, 2012

IL MAESTRO DI VIGEVANO (THE SCHOOL TEACHER FROM VIGEVANO) | THE MOVIE BY ELIO PETRI | PART 2/3

1963 | The School Teacher from Vigevano

Dal romanzo “Il Maestro di Vigevano” del 1962 fu tratto l’anno successivo un film omonimo, diretto da Elio Petri in cui Alberto Sordi interpretò il maestro Mombelli e Claire Bloom sua moglie .

On the novel "The School Teacher from Vigevano" was based a film with the same title in 1963, directed by Elio Petri, where Alberto Sordi played the teacher Mombelli and Claire Bloom was his wife. 


1963 | The School Teacher from Vigevano | a scene
Piero Mazzarella (left), the wealthy entrepreneur and Alberto Sordi, the poor school teacher

Le riprese del film dovevano essere effettuate a Vigevano, ma non fu così semplice. 
Il provveditorato agli Studi di Pavia negò la possibilità di effettuare riprese all'interno delle aule vigevanesi, soprattutto per il quadro desolante del tipo di insegnamenti che vi venivano impartiti fatto da Mastronardi nel romanzo. Le proteste degli insegnanti erano accese e così le scene scolastiche furono realizzate nella locale casa di riposo.

The shooting of the film had to be done in Vigevano, but it wasn’t that simple. 
The Education Authority of Pavia denied permission to shoot in Vigevano’s classrooms, for the bleak picture of teaching systems given by Mastronardi and the teachers protests. So the school scenes were made in the local nursing home. 


1963 | The School Teacher from Vigevano | a scene
Making shoes at Home
1963 | The School Teacher from Vigevano | a scene
Making shoes at home 

Quanto al mondo della calzatura, nel film è ancora più presente che nel romanzo e diventa addirittura invadente. Sin dalle scene iniziali, una serie di riprese dall'alto ci fa capire subito qual è il contesto: una città dove sono fiorite le grandi industrie, ma soprattutto dove sono proliferate, casa per casa, le aziendine artigianali e il lavoro a domicilio. Le scatole da scarpe si ammassano sui ballatoi, nei cortili e nei soggiorni delle abitazioni. E ai dialoghi fa spesso da colonna sonora il battere ripetuto del martello sul deschetto.

As for the footwear field, it is even more present in the film than in the novel, sometimes even intrusive. Right from the opening scenes, some shots from the sky tell us immediately about the context: a city with many large factories and full of small artisanal productions and home working. The shoe boxes are piled up on balconies, courtyards and living rooms of the houses. And the soundtrack for the dialogues is often the repeated beat of the hammer on the workbench.



1963 | The School Teacher from Vigevano | a scene 
Shoe boxes everywhere



THE SCHOOL TEACHER FROM VIGEVANO
The Book | 50TH Anniversary | PART 1

THE TEACHER FROM VIGEVANO
The Movie | PART 2

THE TEACHER FROM VIGEVANO
The Movie | PART 3



1963 | The School Teacher from Vigevano | a scene
The teacher's son becomes a roundsman


Sunday, November 18, 2012

AT THE MUSEUM | NORTHAMPTON MUSEUMS & ART GALLERY | 1900-1916 |

CA. 1900 | The Making Room
Manfield's Factory, Northampton

1903-1905 | Workers hand finishing army boots
Photograph: Earls Barton

1910 | The Packing Department of a Shoe Factory in Kettering

1916 | Workers making Russian Cossack boots
Shoe Factory, Wellingborough


HISTORY, ART & SHOES IN NORTHAMPTON
PART 1 | PART 2

SHOES & ARTS
From 1876 to 2009


Saturday, November 17, 2012

Thursday, November 15, 2012

1970 | MOLASCHI | PARABIAGO, MILAN

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine

1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine


MOLASCHI
Parabiago, Milan
I N D E X



1970 | Molaschi
San Lorenzo di Parabiago, Milan
Source: Calzature Italiane di Lusso magazine


Monday, November 12, 2012

1915 | A.BALDI | TURIN |


1915 | A.Baldi department store |
Turin